Quando si vive in un condominio e l’impianto di riscaldamento è centralizzato, è difficile stabilire una gestione di orari e calorie che soddisfi le esigenze di tutti. Questa è la motivazione che, unita alla ricerca di soluzioni più efficienti dal punto di vista del consumo energetico, spinge a richiedere il distaccato dall’impianto di riscaldamento centralizzato e realizzare un impianto autonomo di riscaldamento in condominio. Quali sono le norme che regolano la realizzazione di un impianto del genere? Un bravo ed affidabile amministratore di condominio a Roma deve sempre avere risposte corrette ed esaudienti. Nel presente articolo, troverete le risposte che state cercando su questo argomento.

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Cosa dice la legge

Una sentenza della Corte di Cassazione del dicembre 2019 ribadisce come ogni condomino può rinunciare all’utilizzo del riscaldamento centralizzato.
Questa modifica può essere effettuata solo dimostrando di non avere un impatto negativo sul funzionamento dell’impianto che rimane a disposizione degli altri condomini.

Inoltre, la stessa sentenza ha stabilito che tutti gli eventuali divieti di distacco inseriti prima e dopo questa sentenza, nel regolamento condominiale non hanno alcuna rilevanza.

Quindi, né l’assemblea condominiale né l’amministratore possono impedire che un condomino realizzi il proprio impianto, se non c’è una perizia documentata che attesti l’eventuale pregiudizio arrecato agli altri proprietari.

Come procedere per realizzare il proprio impianto autonomo di riscaldamento in condominio

La procedura da seguire è estremamente semplice e non richiede particolari adempimenti burocratici.

Il primo passo da seguire è quello di rendere nota la propria decisione, corredata dalla perizia tecnica di un professionista: l’amministratore ne darà conto agli altri condomini.

Questi ultimi potranno opporsi solo dimostrando di riceverne un danno funzionale o economico, danno deve essere anch’esso corredato di perizie tecniche.

Il secondo passo è ottenere dall’Assemblea condominiale l’autorizzazione all’installazione del sistema di evacuazione dei fumi della combustione, obbligatorio per tutti i nuovi impianti termici. Spesso, tale installazione, provocando ripercussioni sull’estetica dell’immobile, potrebbe non essere approvata.

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Quali spese devono essere sostenute dopo il distacco

Con il distacco dall’impianto centralizzato non vengono però annullate tutte le spese legate all’erogazione del riscaldamento.

Resta a carico del condomino che si è staccato, infatti, la relativa quota dei costi di gestione.
L’art. 1118 del Codice Civile, infatti, stabilisce che tutte le spese per la manutenzione straordinaria dell’impianto e quelle necessarie per la messa a norma, vengano ripartite inderogabilmente tra tutti i condomini.

Un’ulteriore spesa da mettere in conto è quella per i cosiddetti consumi involontari, dovuti alla dispersione di calore che avviene nell’impianto.

Come deve essere redatta la perizia per evitare richieste di integrazione da parte dell’Assemblea

La perizia, innanzitutto, deve essere redatta da un tecnico abilitato e iscritto all’albo professionale.

Il documento deve contenere obbligatoriamente determinate e specifiche informazioni, pena il rigetto da parte degli altri condomini. Nello specifico, la perizia deve contenere:

  • un’analisi del consumo energetico attuale del condominio e di quello ipotizzato che si verrà a determinare
  • la verifica che il procedimento di distacco non possa determinare l’insorgere di squilibri funzionali nel funzionamento dell’impianto. In pratica, gli altri condomini non devono essere danneggiati dal cambiamento
  • la verifica che il distacco non determini aggravi di spese per chi resta allacciato all’impianto centralizzato

Dunque, grazie ad una perizia accurata e professionale richiedere il distacco dall’impianto centralizzato per il riscaldamento in condominio è una procedura abbastanza semplice e veloce da effettuare, salvo approvazione finale dell’assemblea per quanto riguarda l’installazione del sistema di evacuazione dei fumi della combustione.