In genere, la divisione delle spese di condominio avviene in base ai millesimi di proprietà, ovvero, in proporzione al valore di ogni appartamento. Questo valore viene calcolato facendo riferimento ad apposite tabelle millesimali, approvate dallo stesso condomino o fatte inserire dal costruttore. A volte, però, non tutti sono concordi a tali ripartizioni delle spese e, spesso, possono nascere delle lamentele. In questo articolo, il nostro studio di amministrazione condominiale a Roma, vuole chiarire meglio come funziona la ripartizione spese dell’acqua nei condomini.

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Come avviene la ripartizione spese dell’acqua nei condomini

La prima cosa da considerare, per effettuare la ripartizione dell’acqua in condominio, è verificare i contatori.

Un condominio, infatti, può essere dotato di contatori che segnano:

  • il consumo di ogni singolo appartamento
  • il consumo di acqua per le parti comuni

Si tratta dei cosiddetti contatori di sottrazione.
Questi contatori, secondo la Cassazione, da un lato consentono di utilizzare la lettura dei consumi individuali e, dall’altro, permettono la lettura del consumo per le parti comuni dell’edificio.

Di conseguenza, sono i contatori a stabilire la cifra che deve pagare ogni singolo condomino, sia per il consumo idrico effettuato, sia per le parti comuni.

In questo caso, grazie all’impiego di questi contatori, non dovrebbero esserci lamentele da parte di nessun proprietario: ogni contatore segna esattamente l’acqua consumata per entrambe le esigenze.

La presenza di contatori di sottrazione è, quindi, la scelta migliore per un condominio: garantisce il controllo preciso dei consumi individuali, così come avviene per il riscaldamento dopo l’installazione obbligatoria delle termo valvole.

Cosa succede in un condominio quando non vi sono i contatori di sottrazione

Come avviene, invece, la ripartizione dei consumi dell’acqua nei condomini che non sono dotati di contatore? Il criterio da adottare è quello dei millesimi, con riferimento al codice civile.

Nello specifico, nel caso in cui i contatori per la lettura dei consumi individuali siano assenti, la ripartizione delle spese per il consumo d’acqua in condominio deve avvenire in proporzione al valore della proprietà di ogni condomino.

Vi è una raccomandazione, però: la ripartizione delle spese deve essere deliberata dall’assemblea e, chi ha intenzione di contestare l’importo da versare, deve impugnare la delibera condominiale nei termini previsti.
Il termine previsto è di 30 giorni dal voto. Per gli assenti all’assemblea, invece, il termine di scadenza è di 30 giorni dalla comunicazione del verbale.

Trascorso tale tempo, chi ha intenzione di contestare il pagamento non potrà più farlo. Si dovrà versare l’importo stabilito a pena di decreto ingiuntivo da parte dell’amministratore.

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Conclusione

Per concludere, la ripartizione delle spese di acqua in condominio deve essere effettuata in base a millesimi, solo nel caso non siano presenti i contatori individuali.

La presenza di un contatore, in ogni singola unità immobiliare, permette infatti di visualizzare la lettura dei consumi effettuati come dati certi. In questo modo potranno essere addebitati costi individuali ben precisi, ma dovrà essere applicato il criterio della ripartizione per millesimi per le utenze di cui usufruiscono tutti i condomini.

Per i condomini, ad ogni modo, resta sempre la possibilità di decidere in assemblea il criterio di ripartizione delle spese di acqua più favorito da tutti. Sarà sufficiente essere approvato all’unanimità.