La caldaia è l’elemento più importante dell’impianto termico di un condominio. La sua efficienza nel tempo dipende dal tipo di manutenzione a cui è sottoposta periodicamente. Generalmente, è funzionale per un periodo che passa dai 10 ai 15 anni. Trascorso tale periodo, si consiglia sempre di provvedere alla sostituzione della caldaia condominiale in uso. Solo in questo modo si avranno dei consumi accettabili. Attualmente, la normativa vigente non impone la sostituzione della caldaia entro precisi termini. Condominio Chiaro, esperto nell’amministrazione di condomini a Roma, vuole fornirvi maggiori informazioni sul tema “caldaia condominiale”. Scoprite, dunque, cosa prevede la normativa riguardo la caldaia condominiale: i requisiti e le caratteristiche che essa deve possedere per poter essere installata e in uso in un condominio.

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Quando richiedere la sostituzione della caldaia condominiale

La sostituzione della caldaia può avvenire per due motivi:

  • interventi per manutenzione straordinaria
  • interventi per ridurre il consumo energetico come, ad esempio, installazione di caldaie di ultima generazione

Per tutti e due i casi è necessario indire un’assemblea condominiale. Per approvare la sostituzione della caldaia condominiale, è necessaria la maggioranza semplice (500 millesimi).
Questa maggioranza viene stabilita dalle norme del codice civile e, in particolare, dall’articolo 1120. Per raggiungere la maggioranza, non è obbligatoria la presenza fisica all’assemblea: si può esprimere il proprio voto tramite delega.

Attualmente, non c’è obbligo di sostituire la vecchia caldaia con un’apparecchiatura più ecologica. Tuttavia, orientarsi e sceglierne una che comporti un minor impatto ambientale è, sicuramente, la decisione più corretta da fare.
Inoltre, grazie ad una sostituzione caldaia condominiale di questo tipo si possono ottenere enormi benefici:

  • maggiore efficienza energetica
  • un risparmio significativo sul bilancio condominiale

L’obbligo delle caldaie a condensazione

E’ importate sapere che, dal 26 settembre 2015, è stato introdotto l’obbligo di offrire sul mercato solo caldaie a condensazione. Tale obbligo sorge da una direttiva europea per incentivare maggiormente l’utilizzo di energie rinnovabili.

Attraverso questa direttiva, le aziende sono state obbligate a vendere solo caldaie a condensazione, ma solo una volta terminata la giacenza delle vecchie caldaie in magazzino.

La normativa, pertanto, ha imposto il divieto di produrre vecchi apparecchi ma, in fase di nuove installazioni o sostituzioni, non obbliga ad installare caldaie a condensazione. In ogni caso, l’installazione di caldaie a condensazione porta dei vantaggi rilevanti sotto più punti di vista.

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Come vengono ripartite le spese

La normativa in vigore prevede che i costi per la manutenzione della caldaia condominiale siano ripartiti tra tutti i condomini, in proporzione della proprietà di ciascuno.
E’ interesse di tutti i condomini, infatti, mantenere la piena ed efficiente funzionalità della caldaia condominiale, oppure, provvederne alla sostituzione. Ed è larticolo 1123 del codice civile ad affermarlo: tutte le spese per la manutenzione delle aree comuni devono essere a carico dei condomini, in proporzione al valore delle rispettive proprietà.

Per quanto riguarda gli immobili in locazione, le spese di ordinaria manutenzione spettano all’affittuario, mentre i costi straordinari sono a carico del proprietario.

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